Pianeti Minori
Storia dei Pianetini
di Antonio Vagnozzi

Le prime ipotesi sull'esistenza di un pianeta orbitante tra Marte e Giove

Verso la fine del XVI secolo, si era sempre ritenuto che lo spazio compreso tra le orbite di Marte e Giove fosse una zona del sistema solare completamente vuota, nella quale appariva di tanto in tanto qualche cometa......
Johannes Kepler (Keplero) fu uno dei primi a domandarsi perchè in quella zona di cielo ci fosse "strano" vuoto. Tentò di dare una sorta di logica geometrica alla distribuzione delle orbite planetarie, senza riuscirci.
Successivamente, nel 1702 David Gregory tentò di dare delle proporzioni alle distanze del sistema solare ipotizzando la distanza Terra-Sole divisa in 10 parti, pertanto la distanza di Mercurio doveva essere circa ad 1/4, quella di Venere 7, quella di Marte 15, quella di Giove 52, quella di Saturno 95.

Nel 1772 Johann Daniel Tietz (Titius), modificando lievemente questa serie la trasformò in una precisa progressione matematica, ipotizzando che in quello spazio vuoto potevano esserci dei satelliti di Giove e Marte. Succesivamente anche Johann Elert Bode, dopo aver letto queste asserzioni, scrisse la stessa formula ipotizzando che invece dei satelliti, poteva esserci un pianeta ancora non individuato. Negli ambienti astronomici venne definita come la legge "Titius-Bode", che prediceva che fra Marte e Giove, ad una distanza di circa 2.8 Unità Astronomiche dal Sole doveva esserci un pianeta.
Nel 1800 sei astronomi tedeschi "sponsorizzati" dal barone Von Zach, elaborarono un progetto per la ricerca di questo pianeta mancante, che fu poi ampliato ad altri 18 astronomi europei.

Fig.1
Le orbite dei Pianetini

Ma il primo Gennaio 1801, prima che il loro progetto potesse essere messo in atto, un altro astronomo, Giuseppe Piazzi , allora direttore dell’Osservatorio di Palermo, mentre stava compilando un catalogo stellare, scoprì un nuovo pianeta.
L'oggetto osservato fu scambiato inizialmente per una stella, ma proseguendo le osservazioni fino all'11 di febbraio egli rilevò che la "stella" si spostava da una notte all'altra cambiando il suo moto da retrogrado a moto diretto, evidenziando così che si trattava di un pianeta e altretutto in accordo con la distanza predetta di 2.8 U.A. Piazzi battezzò il pianeta Cerere, Ferdinandea in onore al re di Napoli.

Cerere risultò essere un corpo molto piccolo, di circa 400 Km di raggio, e non sembrava molto degno del nome di pianeta. La ricerca del pianeta mancante continuò e nel marzo 1802 H.Olbers scoprì un altro oggetto, che oggi ha il nome di Pallade, con un'orbita e dimensioni molto simili a quelle di Cerere. Olbers suggerì che i due corpi potessero essersi formati in conseguenza di una catastrofe planetaria che doveva aver interessato un corpo più grande. Questa idea suggerì l'esistenza di altri oggetti simili, infatti nel 1804 Karl Harding scoprì Giunone cui seguì la scoperta di Vesta nel 1807 per opera ancora di Olbers. Questi due oggetti erano simili a Cerere e Pallade e i quattro corpi divennero noti come Pianetini o Asteroidi.

Fig.2
il ritratto di Giuseppe Piazzi (1746-1826)
astronomo della specola a Palermo

Da allora le scoperte procedettero con una certa regolarità fino al 1891 (quando si era arrivati a 300), anno in cui Max Wolf, dell'osservatorio di Heidelberg, in Germania, applicò la tecnica fotografica alla ricerca, aumentando in modo determinante il numero delle scoperte. Oggi con le moderne CCD si scoprono asteroidi con frequenza impressionante.....